Frattini
Testi critici
Il lavoro di Vincenzo Frattini si colloca a metà strada tra pittura e scultura, generando una serie di 'oggetti' visivi - cubi, parallelepipedi, cilindri, trapezi - che si insinuano nello spazio, stimolando un rapporto attivo con l'osservatore condotto a misurarsi con l'opera e lo spazio che lo contiene.
Vincenzo Frattini è un pittore di geometrie ludiche. Il suo lavoro, privo - o quasi - di riferimenti e associazioni simboliche con la realtà, pone al cospetto di un’espressività sensoriale autonoma, ad un linguaggio che percorre i sentieri della pre-figurazione senza risolvere l’enigma ontologico del suo fondamento. Per Frattini, infatti, un’opera non è mai una tesi da dimostrare, ma solo una porzione di esperienza da vivere. È una prova di coraggio, una verifica di equilibrio, un saggio di libertà. In molti suoi lavori l’artista campano ricorre all'utilizzo simultaneo di più supporti appositamente sagomati e assemblati fra loro.
Negli anni ‘60, alla ricerca di una formula che potesse prevedere i cambiamenti climatici, il meteorologo del MIT Edward Lorenz definì la teoria per cui un minimo spostamento di molecole d’aria in un dato luogo fosse in grado di provocare, a distanza di tempo e spazio, un evento di portata estremamente maggiore. Si tratta della cosiddetta “Dipendenza sensibile alle condizioni iniziali”, meglio nota come The Butterfly Effect, evocata dallo stesso scienziato tramite la suggestiva immagine del battito d’ali di una farfalla in Brasile capace di provocare un tornado in Texas...
Vincenzo Frattini (1978) Dal video alla pittura, il lavoro di Vincenzo Frattini si
inserisce all'interno di una programmazione estetica che se da un parte punta le
dita sulla rielaborazione di scenari astratto-concreti, dall'altra apre discorsi luminosi
e leggeri in cui è possibile percepire una fantasia di dialogo con luoghi e
personaggi dell'arte
Vincenzo Frattini presenta un breve video proiettato in loop, dal titolo Cielo/Planetario. In questo lavoro è significativa l’ elementarità dell’ invenzione e l’ ingenuità tanto del processo che genera l’ azione del video, quanto dell’ approccio a un tema quasi “metafisico“ . Si tratta di un meccanismo “fatto in casa” dall’ artista, pensato per rappresentare il movimento rotatorio di un -+planetario, attraverso l’ utilizzo di un semplice rullo di cartone colorato, mosso da un trapano
La Galleria Giovanni Bonelli è lieta di presentare, negli spazi della sede di Pietrasanta, la personale dell’artista Vincenzo Frattini (Salerno 1978). In mostra sono presenti tre gruppi di lavori distinti, ciascuno dei quali evidenzia una peculiarità della sua ricerca pittorica, nel complesso e costantemente indirizzata allo studio dell’aspetto formale e progettuale dell’opera. Una ricerca che muove i propri passi dalla conoscenza e consapevolezza delle esperienze dell’astrattismo geometrico di primo Novecento sino agli sviluppi della Pittura Analitica cui Frattini guarda rinviando, tuttavia, sul dispositivo pittorico una sensibilità prettamente emotiva e rispondente all’attualità....
Il lavoro di Vincenzo mi appare immediatamente. Coinvolge e gratifica il mio senso estetico. Lo percepisco puro e diretto. Mi trovo stranamente attratto da un’apparente tranquillità e da un senso di equilibrio che mi viene incontro senza disturbarmi. Eppure mi trovo di fronte a pezzi forti, colori pieni e aggressivi, ma continuo ad avvertire una sorta di composta ed educata rivelazione.
Vincenzo Frattini è un artista che spazia dal video alla pittura, finanche alla scultura. Ma ciò che lo caratterizza davvero non è tanto la capacità di lavorare in più ambiti, piuttosto è da sottolineare come abbia sviluppato nel tempo una sorta di vocabolario segnico che caratterizza tutti i suoi lavori. Certamente lungo il suo percorso sono cambiate le forme, le quali, da che erano frammentate, si sono saldate fra loro fino a combinarsi in masse uniformi.
Di armonia, ma condensata in un preciso rigore progettuale richiamato per via di astrazione ci dicono i lavori di Vincenzo Frattini attento, e non da ora a decantarli da sovraccarichi di simbologie. Muovendo con facilità dal piano allo spazio, l’artista segue infatti una coerente linea di costruzione della sua esperienza, per la quale è interessato a direzionare il flusso delle immagini verso una razionalità innalzata oltre la molteplicità caotica del mondo di cui avverte il riflesso all’interno del suo stesso habitat quotidiano.
La nuova percezione della visione dell’uomo contemporaneo ribalta la prospettiva a cui tutti gli esseri viventi erano abituati. La relazione iconologica con l’immagine ci obbliga ad una compresenza di strutture formali spesso mutuate dall’immaginario collettivo più che derivanti dalla cultura “alta” dell’arte come della visione. La narrazione degli eventi è così frammentata da essere inesplicabile all’interno di un processo cognitivo che di logico ha sempre meno.