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Il gioco delle forme - Gregorio Raspa

Il gioco delle forme - Gregorio Raspa

Vincenzo Frattini è un pittore di geometrie ludiche. Il suo lavoro, privo - o quasi - di riferimenti e associazioni simboliche con la realtà, pone al cospetto di un’espressività sensoriale autonoma, ad un linguaggio che percorre i sentieri della pre-figurazione senza risolvere l’enigma ontologico del suo fondamento. Per Frattini, infatti, un’opera non è mai una tesi da dimostrare, ma solo una porzione di esperienza da vivere. È una prova di coraggio, una verifica di equilibrio, un saggio di libertà. In molti suoi lavori l’artista campano ricorre all'utilizzo simultaneo di più supporti appositamente sagomati e assemblati fra loro. Come tessere in un mosaico, essi si dispongono all'interno del perimetro assegnato alla composizione, delineano una struttura organizzata in cui la simmetria dei profili asseconda l'alternanza cromatica e la molteplicità dei moduli contribuisce all'unitarietà della forma-quadro. L'assetto ortogonale dei segmenti posti sul piano conferisce indubbie qualità sintetiche all'opera, delinea l'impianto elementare di uno schema capace, nella sua rigorosa semplicità, di spingersi fino all'essenza stessa dell'astrazione. La matrice di questi lavori, infatti, rimanda alle imprescindibili e seminali ricerche di maestri come Mondrian e Albers, Halley e Noland, racconta di un approccio operativo desideroso di porsi in continuità con la tradizione, di raggiungere - senza perciò rinnegare la sua appartenenza teorica - una cifra stilistica autonoma. Le opere del ciclo “3D” rappresentano, in tal senso, una naturale evoluzione del consueto linguaggio astratto-geometrico. Con questa serie l'artista abbandona la bidimensionalità per appropriarsi dello spazio, trasforma i suoi dipinti in entità oggettuali. Ciò avviene disallineando i vertici del quadro, ricombinando gli elementi che determinano la sua consueta postura. La nuova fisicità pensata per i dipinti concilia la volontà di approfondire lo studio delle possibilità percettive e simboliche del colore con la necessità di elaborare una nuova impaginazione dell'impianto compositivo. Una simile dimensione operativa - protesa alla verifica delle potenzialità plastiche della pittura - contraddistingue, in misura più ampia, tutta la recente ricerca di Frattini. Quest’ultima, infatti, insiste su pratiche e concetti principalmente basati sul rapporto con la materia e lo studio delle sue proprietà ricettive. L'artista sceglie di intervenire per sottrazione, di dipingere il quadro scalpellando la sua corruttibile superficie. Così facendo, egli incide direttamente sulla morfologia del supporto svelando gli strati cromatici sovrapposti, ponendo in evidenza la loro indivisibilità progettuale e relazionale. La compenetrazione delle forme, ottenuta prelevando dallo spessore materico le consistenze in eccesso, risolve le antitesi geometriche, regala equilibrio all’insieme. La fitta alternanza di elementi concavi e convessi compone una trama astratta priva di rigidità predeterminate. La pulsante aggregazione segnica tracciata sull'opera diviene il riflesso di ordine e casualità, la conseguenza di un fare posto a metà tra l'azione e il gesto. In un simile contesto, anche la fisicità propria dell’atto creativo assume una valenza performativa autonoma da esibire e contemplare - come in Secretum (2014). Una siffatta prassi metodologica è oggi parte integrante e sostanziale della poetica di Frattini. È elemento inscindibile di un linguaggio - tendente al Pop - che pone la forma al centro dei suoi interessi e sperimenta, con vivacità e leggerezza, soluzioni e temi ad essa funzionali.

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